Il lento ritorno alla normalità in Russia

Il lento ritorno alla normalità in Russia

Nella giornata di ieri è riemerso Evgenj Prigožin con un audio in cui difende il proprio ammutinamento, presentandolo come un’azione in difesa del Gruppo Wagner e non contro Vladimir Putin. Prima di annunciare “nuove vittorie”.

Prigožin punta anzitutto a rimanere in vita. A guerra in corso il Cremlino dovrebbe risparmiare il congiurato, tuttora ampiamente influente tra i miliziani della Wagner, a loro volta ritenuti “eroi” dallo stesso Putin e dalla popolazione russa, come dimostrato dal sostegno ricevuto nelle strade durante il golpe. Ma al termine del conflitto la situazione potrebbe essere molto diversa. Allora la vita di Prigožin potrebbe risultare fortemente in bilico (se non già prima). Come insegna la storia russa, segnata da purghe e assassini eccellenti.

 Intanto prosegue lo smantellamento dell’impero finanziario e militare del Gruppo Wagner, pur senza la massiccia consegna degli armamenti al ministero della Difesa. Buona parte dei miliziani avrebbe firmato per entrare nell’esercito regolare, mentre alcune migliaia rimarrebbero acquartierate tra l’oblast di Lugansk, in Ucraina, e la Bielorussia, dove si troverebbe anche l’ex cuoco di Putin.

Segnali di un lento ritorno alla normalità che non cancella la smascherata debolezza del Cremlino, ovviamente colta anche dagli Stati Uniti, preoccupati di doversi occupare di una Russia condotta nel caos dalle lotte intestine. Eventuale distrazione di cui profitterebbe soprattutto la Cina, specie nella Siberia Estrema. Di qui l’annuncio della Nato che consegnerà a Kiev i caccia F16 soltanto al termine della controffensiva. Quando Washington spera si possa giungere a un cessate-il-fuoco che tenga in piedi anche la Federazione Russa.

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