Il (doppio) senso dell’incontro tra Biden e Xi

Il (doppio) senso dell’incontro tra Biden e Xi

Per la prima volta dopo oltre sei anni il presidente Xi Jinping tornerà sul suolo americano. In occasione del summit della Cooperazione Economica Asia-Pacifico (Apec), ospitato a San Francisco, domani Xi incontrerà faccia a faccia il presidente statunitense Joe Biden. E il senso del bilaterale ha un duplice risvolto nella mente di americani e cinesi. 

L’ultimo incontro di persona tra i due presidenti risale al G20 di Bali nel 2022. Ma in questa occasione il viaggio di Xi Jinping arriva in un momento di estrema complessità per il Dragone.  Cui va sommarsi la congiuntura geopolitica in Europa e Medio Oriente.

La Repubblica Popolare si trova sull’orlo di una crisi finanziaria e sociale. La crescita economica sta rallentando oltre le aspettative e la bolla del mercato immobiliare impone a Pechino un’attenta sorveglianza sulla tenuta del fronte interno. Lo spettro del ristagno economico spingerà Xi a richiedere alla controparte maggiori garanzie sul piano finanziario. Su tutte l’interruzione delle procedure di decoupling

Per gli Stati Uniti il tête-à-tête ha invece carattere securitario. Preoccupato dalla potenziale distrazione sul fronte ucraino e israeliano, Biden rimarcherà l’attenzione prioritaria di Washington per l’Indopacifico. Con annessa dissuasione nei confronti di Pechino per una possibile invasione cinese a Taiwan.

Washington è consapevole che un collasso economico di Pechino produrrebbe effetti devastanti anche per gli Stati Uniti. Soprattutto, una distensione nei rapporti con la Cina mitigherebbe il rischio di guerreggiare su più fronti. Specie se il terzo fronte di guerra mondiale dovesse incendiarsi irrimediabilmente nell’Indopacifico.

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