Stallo all’ucraina

Stallo all’ucraina

La controffensiva ucraina arranca. Sostituita dalla polveriera del Medio Oriente, rischia ora di tramutarsi in rovescio tattico. «Siamo in una situazione di stallo», ha confermato ai media occidentali il comandante in capo delle Forze armate ucraine Valerii Zaluzhnyi.

L’equilibrio sul campo di battaglia ha vanificato il contrattacco ucraino. Privata dell’effetto sorpresa, è stato arrestato dalla mancata superiorità nello spazio aereo e dalla presenza di vasti campi minati. Nelle intenzioni la campagna avrebbe dovuto liberare i territori occupati nel sud-est del paese.

Intanto il ritorno del Medio Oriente incrocia il declino della controffensiva. Per lo sgomento di Volodymyr Zelensky. Consapevole della stanchezza dei paesi europei e preoccupato dell’eccessiva distrazione statunitense.

Invece per la Russia uno scontro a bassa intensità non rappresenta uno scenario esiziale, anzi. Mosca non ha la necessità impellente di interrompere il conflitto. La presa degli apparati sugli oligarchi si è fatta più stretta, che al contempo non si sono impoveriti. Le proteste nel paese sono risibili, mentre al fronte vengono mandati per lo più prigionieri, mercenari e gli ultimi della popolazione.

E nonostante Washington abbia assicurato il sostegno economico e militare a Kiev, alcune frange degli apparati statunitensi spingono per l’avvio dei negoziati, magari con la mediazione del Generale Inverno.

Intanto la narrazione intorno al conflitto ha cominciato a modificarsi. Per gli Stati Uniti gestire contemporaneamente più fronti di guerra rischia di rivelarsi controproducente. Con Cina e Russia alla finestra, pronte ad approfittarne.

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