Dopo il ministro degli Esteri cinese Qin Gang e il capo dell’Ufficio della commissione Affari esteri del Comitato centrale del Partito comunista cinese, Wang Yi, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha incontrato anche il presidente cinese Xi Jinping a conclusione del suo viaggio in Cina. Preludio di un prossimo incontro tra lo stesso Xi e Joe Biden.
Il faccia a faccia, avvenuto con le delegazioni dei due paesi riunite attorno ad un tavolo nella Grande Sala del Popolo di piazza Tiananmen è durato più di un’ora e mezza. Conclusione di due giorni di incontri volti a capire come «gestire responsabilmente le relazioni tra i due paesi» ha scritto lo stesso Blinken sul suo profilo Twitter, per evitare che «sfocino in conflitto».
Era dal 2018 che il più alto funzionario statunitense non si recava in Cina. Per di più quello di Blinken è il primo viaggio a Pechino dall’inizio della presidenza Biden. Questo non indica però una repentina inversione di rotta americana, anzi. La priorità strategica di Washington resta l’Indopacifico e lo scontro finale con il Dragone.
Ma proprio in virtù di un quinquennio di scontri a bassa intensità – con il più recente volo di Stato americano di febbraio rimandato per l’abbattimento di un pallone spia cinese avvistato sui cieli americani – è per gli Stati Uniti fondamentale avviare un periodo di disgelo.
Impegnato nella guerra tra Russia e Ucraina il gigante statunitense non può permettersi di aprire un secondo fronte di conflitto. Tanto più se si tratta dello scontro esiziale con Pechino. Altissimo sarebbe il rischio di esporsi troppo e non reggere la pressione di una Cina che, consapevole della sua posizione di forza, non ha perso occasione per rimarcare l’importanza di Taiwan, invitando gli Stati Uniti a rispettare, nelle parole di Qin Gang, «il principio dell’Unica Cina».
Parole alle quali Blinken ha risposto subito dopo l’incontro con Xi ribadendo che gli Stati Uniti «non sostengono l’indipendenza di Taiwan». Segno evidente di quanto al momento gli Stati Uniti, pur ribadendo la loro posizione, inconciliabile con quella cinese, intendano perseguire una distensione al fine di contenere ogni possibile escalation sul fronte Indopacifico.