Trump sotto accusa: lo scontro è con lo Stato profondo americano

Trump sotto accusa: lo scontro è con lo Stato profondo americano

Donald Trump è stato incriminato per i 37 capi d’imputazione formulati a gennaio dal Dipartimento di Giustizia americano. L’accusa è di aver occultato e conservato illegalmente documenti governativi e registrazioni contenenti dati classificati riguardanti la sicurezza nazionale.

In 247 anni di storia degli Stati Uniti è la prima volta che un gran giurì incrimina un presidente. Trump si è dichiarato non colpevole, presentandosi al tribunale di Miami, luogo di competenza perché è in Florida, nella residenza di Mar-a-Lago, che lo scorso agosto l’Fbi ha individuato centinaia di documenti apparentemente sottratti dalla Casa Bianca.

«È il candidato principale dei repubblicani al momento», ha dichiarato il suo avvocato Alina Habba. Ed è proprio questo il punto. Oltre la (grave) accusa in sé, l’episodio è parte del lungo scontro tra Trump e gli apparati. Destinato a continuare.

Tanto Trump, quanto il suo contendente al ruolo di prossimo candidato dei repubblicani – il governatore della Florida Ron DeSantis – vogliono avviare una politica di distensione nei confronti della Russia.

Un’attitudine che Trump ha già dimostrato negli anni da presidente e che l’ha posto in aperto contrasto con lo Stato profondo. Intento a non fare un passo indietro nel contenimento terrestre della Russia, sprezzante della potenziale intesa tra due naturali rivali, oggi obtorto collo alleati, come Mosca e Pechino.

Partita aperta, di cui Trump è perfettamente conscio. «Cancellerò definitivamente lo Stato profondo – ha dichiarato oggi in occasione del suo 77esimo compleanno  – sappiamo chi sono».

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