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L’esplosione del ponte di Kerch e la controffensiva ucraina

L’esplosione del ponte di Kerch e la controffensiva ucraina

Questa notte è saltato in aria il ponte di Kerch, in Crimea, che passa sull’omonimo stretto, mettendo in collegamento la terraferma che si affaccia sul Mar Nero a quella bagnata dal Mare d’Azov. Con i suoi 19 km è il ponte più lungo d’Europa, costruito nel 2018 per collegare la regione russa di Krasnodar alla Crimea, annessa dalla Russia nel 2014.

Alle tre di notte, mezzanotte ore italiana, c’è stata una prima esplosione. Dopo venti minuti la seconda. A riferirlo per primo è stato Grey Zone, un canale Telegram affiliato al gruppo di mercenari Wagner. A esplodere, tramite l’impiego di droni di superficie, sarebbe stata la 145esima campata, causando la distruzione di un’auto a bordo della quale viaggiava una famiglia di cittadini russi di Belgorod, i genitori sono entrambi morti nell’incidente, secondo quanto riferito dal governatore della regione. La figlia, gravemente ferita, è ora ricoverata in terapia intensiva.


Due dunque le vittime di quello che la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito «Un attacco terroristico» ordito «da funzionari e militari ucraini supportati dai servizi segreti americani e britannici». Atto che dopo un iniziale rimpallo di responsabilità è stato rivendicato questa mattina dal servizio di sicurezza civile ucraino.


Rivendicazione che arriva nello stesso giorno in cui scade l’accordo sul grano siglato a Istambul lo scorso anno tra Mosca e Kiev per consentire il passaggio di navi mercantili contenenti cereali attraverso il Mar Nero. Proprio oggi, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha annunciato che il patto non verrà rinnovato «fino a quando non ci saranno le condizioni».
Una decisione che sa di ripicca dopo quella che rappresenta una grave ferita per Mosca. Il ponte, è un fiore infrastrutturale all’occhiello di Putin, che nel 2018 rivendicò di aver realizzato quello che era un sogno non solo dei leader sovietici ma anche degli zar russi. Simbolo che gli ucraini conoscono bene e che infatti avevano già fatto saltare in aria lo scorso 8 ottobre.


Ancor più importante del suo valore simbolico però, è quello tattico: il ponte di Kerch rappresenta un’arteria vitale per il trasporto di rifornimenti ai soldati russi che combattono al fronte e per il collegamento al porto di Sebastopoli, base storica della flotta russa nel Mar nero. 
Da lì sono passati i principali rifornimenti che hanno permesso la conquista dell’oblast di Kherson e di parte dell’adiacente provincia di Zaporizhzhia. Adesso quindi, in piena controffensiva, l’esercito russo avrà solo una linea di rifornimento via terra, ossia l’autostrada costiera sul Mar d’Azov. E questo potrebbe fare la differenza.Tanto più in un momento in cui i rapporti tra Kiev e Washington sono più complessi che mai dal momento che gli Stati Uniti vorrebbero chiudere la guerra quanto prima e sono contrari ad azioni sovversive di questa portata, prima d’ora non a caso mai rivendicate così tempestivamente dall’esercito ucraino.

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