Evgenij Prigožin nasce a San Pietroburgo, stessa città di Vladimir Putin, nove anni dopo il presidente russo, nel 1961. Cresciuto in una famiglia di umilissime origini entra sin da adolescente nel circolo dell’illegalità fino a venir arrestato nel 1981. La condanna iniziale, secondo quanto riportato dal sito investigativo Meduza, è a 13 anni di carcere per rapina, istigazione alla prostituzione e frode, ma la pena viene poi ridotta a nove anni.
Quando nel 1990 esce di prigione l’Unione Sovietica è al collasso. Il mondo sta cambiando e così anche lui decide di ripartire da zero: con l’aiuto del padre apre un chiosco di hot dog nella sua città. Gli affari vanno bene e nel giro di poco tempo si arricchisce avviando una catena di negozi di alimentari e di catering per le scuole e l’esercito.
La mentalità imprenditoriale lo porta a investire nella ristorazione pietroburghese. Apre un primo ristorante, La vecchia dogana, poi un secondo di lusso, New Island, situato all’interno di un battello sul fiume Neva. È qui che incontra per la prima volta Putin, allora vicesindaco della città, che proprio a cena ama svolgere incontri con personalità di spicco come Jaques Chirac a George W. Bush.
Quando nel 2000 Putin viene eletto presidente anche Prigožin fa un salto di qualità, diventando responsabile dell’organizzazione delle cene di gala con i dignitari invitati dal Cremlino a Mosca. Ruolo che da allora gli è valso l’appellativo di «cuoco di Putin». Anni di laute commesse avrebbero posto la base per gli investimenti futuri, i più importanti.
Nel 2014 nasce la sua creatura più potente di cui diviene fondatore e comandante: la Wagner. Compagnia militare non inquadrata nell’esercito la cui origine fu possibile anche grazie a copiosi investimenti statali. Per il Cremlino era funzionale avere soldati mercenari che svolgessero il lavoro sporco nei teatri di guerra più disparati, dall’Africa, alla Siria, al Donbass.
Grazie a corruzione e traffici illeciti la Wagner si rivelata una miniera d’oro per Prigožin che può così finanziare anche una rete di società informatiche, tra cui l’Internet Research Agency che produce troll e diffonde fake news. Celebre il caso scoppiato durante la campagna presidenziale statunitense del 2018, con gli hackeraggi ai documenti riservati della candidata democratica Hillary Clinton, in sfida contro Donald Trump.
Con lo scoppio della guerra in Ucraina la Wagner arriva a schierare 50 mila uomini – anche tramite reclutamenti di massa nelle carceri in cambio della grazia presidenziale – e a contraddistinguersi per la brutalità dei metodi – come testimoniano video di disertori decapitati dallo stesso Prigožin con una motosega o trattamenti brutali verso i soldati ucraini.
Ma la crescente fama del comandante e la forza sul campo dei suoi soldati, cruciale per ottenere la vittoria sul fronte di Bakhmut, finiscono per incrinare i rapporti con l’esercito regolare russo e soprattutto con il ministro della Difesa Sergej Šojgu. Fino all’inevitabile rottura, con la «marcia della giustizia» e il fallito golpe.