Gaza cinta d’assedio

Gaza cinta d’assedio

L’esercito israeliano ha circondato la Città di Gaza. In meno di una settimana dall’inizio dell’operazione di terra, ha diviso in due la Striscia, schierandosi a tenaglia per soffocare i territori.

«Siamo al culmine della campagna, abbiamo circondato la Città e andiamo avanti», ha annunciato Bibi Netanyahu ai soldati. In questa fase l’obiettivo tattico è chiaro: cingere il centro urbano per sradicare i vertici di Hamas e liberare il maggior numero di ostaggi detenuti da Hamas. Con enormi rischi “collaterali”.

 Mercoledì gli israeliani hanno bombardato il campo profughi di Jabalia, provocando la morte di almeno 195 palestinesi. Il bersaglio, eliminato, era Muhammad A’sar, comandante della flotta di missili guidati anticarro di Hamas. E mentre per le Nazioni Unite l’attacco «potrebbe costituire un crimine di guerra», Gerusalemme ritiene la strage di civili causata da un cedimento strutturale dei tunnel sotterranei.

Intanto il conflitto rischia di allargarsi. Oggi pomeriggio Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, ha affermato che «il Diluvio Al-Aqsa si è esteso su più di un fronte». Eppure per le milizie sciite scivolare in un conflitto ad alta intensità sarebbe molto pericoloso. Privo di una massiccia presa tra la popolazione libanese, Hezbollah rischierebbe di sacrificare anche il consenso che vanta nel Libano meridionale.

Dunque la chiamata alle armi di Hezbollah ha evidente matrice strumentale. Nasrallah intende ritagliarsi un margine di manovra, senza collassare sotto il peso di un’ostilità insostenibile. Nella consapevolezza che un eventuale ingresso nel conflitto potrebbe innescare anche la risposta statunitense. Scenario da scongiurare finché si può.

 

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