La decisione della corte suprema del Colorado di escludere Trump dalle primarie statali si inserisce nello scontro tra l’ex presidente e (parte) degli apparati. Mentre resta improbabile una sua esclusione dalla corsa alla Casa Bianca, il provvedimento rischia di acuire ulteriormente lo scontro interno al paese.
Ufficialmente l’esclusione è stata dettata dal coinvolgimento di Trump nell’insurrezione del 6 gennaio 2021 al Campidoglio. La corte suprema del Colorado ha utilizzato una sezione della costituzione risalente alla guerra civile e adesso altri Stati potrebbero replicare il provvedimento. Trump ha già annunciato ricorso presso la corte suprema federale.
In queste settimane il newyorkese ha intensificato la propria retorica. Con l’obiettivo di massimizzare il vantaggio di cui gode nei sondaggi e cavalcare la stanchezza imperiale che pervade la società americana. Lo scontro con gli apparati si gioca su questo aspetto, giacché la posizione trumpiana rischia di minacciare lo status della superpotenza.
Per il momento l’ex presidente gode del cruciale sostegno dei repubblicani. Dopo la sentenza della corte del Colorado, tutti i candidati del partito si sono schierati al suo fianco. Più per calcolo che per affinità ideologica, consapevoli che Trump resta l’unico in grado di scalzare Biden.
L’attrito tra Trump e gli apparati continuerà anche nei prossimi mesi. Composta da una maggioranza di sei giudici conservatori – di cui tre nominati proprio da The Donald – su nove membri totali, la corte suprema federale dovrà emettere una sentenza sulla sua ammissibilità alle elezioni. Solo allora la decisione sarà vincolante, ma già adesso la superpotenza si mostra ampiamente spaccata.