Gli huthi sono un gruppo armato ribelle che opera nello Yemen occidentale. Benché dotati di una propria agenda, coltivano fitti rapporti con l’Iran, con cui condividono affinità religiose e militari. E mentre le ostilità tra Israele e Hamas proseguono, gli huthi minacciano di aprire un nuovo fronte di guerra.
Prevalentemente sciiti di stampo zaidita, all’inizio del nuovo millennio gli huthi cavalcarono il malcontento della popolazione contro il governo yemenita, schierato al fianco degli americani nell’invasione dell’Iraq. Dal 2014 i ribelli controllano Sana’a, la capitale, oltre che numerosi uffici governativi (tra cui la banca centrale) e territori dello Yemen occidentale.
I ribelli ambiscono allo «sterminio di Israele e degli Stati Uniti», mentre elevano la Repubblica Islamica ed Hezbollah a «modelli di resistenza da emulare». Da quasi dieci anni sono anche in guerra con l’Arabia Saudita. Così obiettivi sensibili di Riad vengono colpiti ciclicamente da missili di fabbricazione iraniana e nordcoreana, principali finanziatori delle milizie.
Dal 7 ottobre gli huthi agiscono come perfetti clientes iraniani. Negli ultimi mesi missili e droni di produzione iraniana e yemenita sono stati intercettati dalla Marina statunitense. Mentre la scorsa settimana i ribelli hanno colpito una nave norvegese nel Mar Rosso che trasportava carburante per Israele.
In questa fase gli huthi si limitano a compiere azioni di disturbo. Mentre minacciano di espellere Israele e Stati Uniti dal Medio Oriente, sfruttano la retorica antioccidentale per accrescere il proprio consenso in patria e imporsi sul governo rivale. Perché come Teheran, sono consapevoli che un allargamento del conflitto potrebbe rivelarsi insostenibile. Oltre che fatale.